L’Istituzione scuola e il Coronavirus

Superata la fase acuta che ha visto la sospensione delle lezioni è urgente pensare a come riavviare il funzionamento dell’Istituzione scuola nel quadro dello scenario imposto da coronavirus in fase regressiva ma ancora presente.

Si tratta di passare dall’enunciazioni generiche ai fatti e quindi concretizzare l’esigenza da dove e come ricominciare.

Alla luce della riflessione fatta in merito alla pandemia ci si è convinti che due sono i settori da privilegiare in primis nell’impiego delle risorse: quello della sanità e quello della scuola. 

Per la sanità a parte le misure per l’impiego di capitali per gli ospedali accompagnate da un forte ripensamento sull’investimento in quella privata, apprendiamo dal quotidiano “Italia Oggi” di martedì 14 aprile che per il 2025 viene stimata la necessità di 50 mila medici e 30 mila infermieri per la quale necessitano le relative risorse. Problema a cui bisogna da subito pensare.

La scuola è un servizio primario come la sanità, nevralgico per la costante crescita degli studenti e quindi del Paese, e interessa 9 milioni di utenti. Le lezioni per l’anno in corso potrebbero riprendere dopo il 15 maggio fino al 30 giugno per poi riiniziare il 1 settembre e l’anno scolastico terminerebbe eccezionalmente il 30 settembre (com’era una volta) e nell’ultima decade prevedere lo svolgimento degli scrutini e degli esami finali.

Come misura precauzionale sottoporre agli esami clinici previsti il personale e per il “distanziamento” tra gli alunni, si potrebbero sdoppiare le classi e istituire – ove possibile – i doppi turni (magari con la riduzione di un’ora di lezione). Nel caso non fosse possibile il ricorso ai doppi turni, articolare le lezioni sempre su sei giorni in modo che ogni gruppo frequenti le lezioni solo per tre giorni e per 5 ore.

Per la scuola media potrebbero essere potenziate le tre materie fondamentali (lettere, matematica e lingua) a scapito di educazione artistica, fisica, tecnica e musica, in modo che nelle 15 ore settimanali di frequenza gli alunni farebbero 11 ore con gli insegnamenti fondamentali e 4 con le altre “materie sacrificate” di cui si è detto.

Per gli insegnanti fino al 30 settembre (senza alcun aggravio di spesa per lo Stato, vista l’eccezionalità della situazione) si potrebbero portare tutte le cattedre a 20 ore settimanali e per coprire le ore delle materie fondamentali chiamare supplenti con titolo, retribuirli fino al 30 settembre e pagarli con l’importo previsto per il reddito di cittadinanza.

Con riferimento agli adattamenti organizzativi nelle realtà locali, si potrebbe affidare ai dirigenti delle scuole la potestà di adattamento, dopo aver acquisito i pareri obbligatori e vincolanti dei consigli d’Istituto e del collegio docenti.

E per il 1° ottobre 2020? c’è tempo!

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