Esame finale scuola media

… e buon primo maggio, Ministro!

L’ultima bozza dell’ordinanza ministeriale concernente gli esami di Stato nel primo ciclo di istruzione per l’a.s. 2019/2020, trapelata venerdì 8 maggio u.s., lascia sbigottiti.

Sbigottiti, perché appare evidente che non è stato consultato nessuno fra coloro che lavora veramente nella scuola.

Nessuno di coloro che hanno avviato una didattica a distanza, senza una piattaforma del Ministero, abbandonato a mendicare dalle piattaforme dei privati e delle multinazionali (chiedendosi, però, a differenza del Ministero, se questo violasse o meno la privacy, dei minori e propria).

Nessuno di coloro che hanno letto sui giornali già ad aprile: “La scuola è finita!” e si è trovato a dover spiegare ai suoi alunni che non era vero, che il lavoro e lo studio di ogni giorno erano ancora importanti, era la parte migliore della loro giornata, l’unica non virtuale.

Non c’è stato, fra gli autori dell’ordinanza, chi ha potuto pensare risposte serie per gli alunni, quando i media e le voci di viale Trastevere dicevano che sarebbero stati tutti promossi: che no, non era quella la cosa da dire, che invece bisognava dire che non si studia per il voto e la promozione, ma per se stessi, per diventare persone migliori. Che proprio nei momenti di difficoltà non bisogna essere indulgenti, non bisogna essere “coccolati”, che proprio per il rispetto verso il personale sanitario e i malati bisognava studiare e lavorare ancora più duramente.

Non hanno chiesto, da viale Trastevere, a chi organizza i calendari degli scrutini e degli esami per 90 docenti e 300 alunni, se venti giorni per lavorare con gli alunni su una tesina (che non sia scaricata da internet) sono adeguati (anche per i BES, verso i quali ci si riempie la bocca di tante parole illuminate). Se è possibile, per un istituto con 12 classi terze prevedere una discussione orale in via telematica delle tesine di 25 alunni per classe in soli 7 giorni (rigorosamente entro il termine delle attività didattiche) ed evitare l’ipocrisia.

Se dire agli alunni, ora, che la valutazione finale potrà prevedere una bocciatura all’ esame è conseguente a quanto è stato detto loro prima. Ah, no, scusate, questo sì che si può dire, perché il buonismo colora la burocrazia, e saranno tutti “salvati”.

Non si sarà salvata, però, la dignità di chi – in questi mesi – ha lavorato più di prima per inventarsi una scuola che non c’era e l’ha fatto anche per il profondo rispetto verso le altre categorie di concittadini più in difficoltà (come docente, per 1.300 euro al mese – connessione ad internet e computer inclusi). D’altronde, si sa, noi docenti lavoriamo per passione.

Come a viale Trastevere, dove però vorremmo vedere meno passione e più Ragione.

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