Scuola, ANDIS: servono impegni e investimenti per garantire il diritto all’infanzia

Promuovere una cultura dell’infanzia vuol dire promuovere anche una cultura della responsabilità dell’adulto

Si è svolto giovedì a Roma il Convegno “La centralità educativa della scuola da tre a sei anni per lo sviluppo sociale”

Si è svolto giovedì 18 maggio presso l’I.C. Regina Elena di Roma il Convegno “La centralità educativa della scuola da tre a sei anni per lo sviluppo sociale”, promosso dal Coordinamento nazionale per le politiche dell’infanzia e della sua scuola, del quale fa parte anche l’ANDIS (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici).

Gli interventi dei relatori hanno affrontato da diversi punti di vista il mondo dell’infanzia e le prospettive di una scuola ponte tra la prima infanzia e il primo ciclo d’istruzione. Il Convegno, concluso da un mini concerto degli allievi dell’indirizzo musicale del Regina Elena, ha sottolineato l’importanza di sostenere la centralità educativa della scuola dai tre ai sei anni portando tutti i bambini e le bambine a frequentare la loro prima scuola e portando a regime le sezioni primavera. L’accento è stato posto anche sulla formazione in ingresso specifica e sulla formazione in servizio congiunta tra educatori, educatrici e docenti, oltre che sull’implementazione degli organici adeguandoli agli effettivi bisogni. Tra i temi all’ordine del giorno anche il dialogo interistituzionale tra i soggetti coinvolti, l’istituzione di una conferenza di servizio per il sistema integrato 0-6 anni, lo sviluppo dei Coordinamenti Pedagogici Territoriali e la ricerca in campo educativo integrato con le scuole e i Servizi educativi.

“Cura, impegno, attenzione e investimenti sono parole chiave per garantire il diritto all’infanzia, nostro futuro, ma anche nostro presente – ha commentato la prof.ssa Paola Bortoletto, presidente nazionale di ANDIS – Promuovere una cultura dell’infanzia vuol dire promuovere anche una cultura della responsabilità dell’adulto. Sono conclusioni ardite in un’epoca in cui dobbiamo far i conti con la denatalità”.

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