Il 25 aprile – in questa data – non c’è più nulla da festeggiare. di VITTORIO FELTRI

dal quotidiano “Libero” del 26 Aprile 2017

Dopo 72 anni siamo ancora qui a festeggiare il 25 aprile e a fingere di lottare contro ii nazifascismo inesistente. Mi fanno pena quelli che vanno in giro, di qua e di la, a sfilare come se la liberazione fosse avvenuta ieri. Sono quattro gatti esaltati e patetici. Pochi hanno memoria di ciò che accadde alla metà degli anni quarantacinque pochi lo ricordano per sentito dire. I partigiani erano una sparuta minoranza di italiani ininfluenti ai fini bellici e sono morti quasi tutti per ovvi motivi di età. I sopravvissuti alla dura legge dell’anagrafe, mosche rosse, hanno come minimo 90 anni e non sono in grado di andare in piazza, e già tanto se si reggono in piedi. Le tristi manifestazioni organizzate ieri sono state alimentate dalla più bieca retorica, che può avere emozionato solo qualche nostalgico delle squallide bandiere vermiglie. Spettacoli di una mestizia struggente. La Resistenza ormai va archiviata per quello che fu: un movimento elitario, o, meglio, trascurabile in un Paese fino all’ultimo ad alta densità di fascisti. Ovvio, quando poi il baraccone di Benito Mussolini é crollato sotto i bombardamenti degli alleati e le masse hanno constatato che il conflitto era straperso, mentre i tedeschi si incattivivano con la collaborazione dei repubblichini sui partigiani, il vento è cambiato e le simpatie nei confronti del duce si sono trasformate in odio. Resta il fatto che il descritto mutamento è avvenuto nei tempi supplementari concessi al regime azzoppato il 25 luglio 1943 quando il re spedì il capo in camicia nera sul Gran Sasso. Farla tanto lunga col presunto eroismo di quelli all’epoca definiti ribelli, molti dei quali sbandati (incerti se stare coi fascisti o coi comunisti, figli della stessa mignotta) serve soltanto a illudersi che gli italiani, subìto per oltre venti anni il giogo sulle spalle, si siano sollevati contro l’oppressore. Diciamola tutta e senza ipocrisia: non fossero arrivati in nostro soccorso gli angloamericani noi saremmo ancora a piazza Venezia irrigiditi nel saluto romano e inneggianti al dittatore, vendutosi a Hitler per un sacco di lenticchie in cambio di orrende leggi razziali e di una alleanza bellica sciagurata. Nella fase terminale della battaglia in Italia non si sono registrati episodi eroici degni di commemorazione. I nostri nonni si sono semplicemente lasciati andare, causa rancori mai sopiti, a una sanguinosa guerra civile ovvero uno squallido regolamento di conti. Risse e vendette che non è il caso di ammantare di gloria. Quanto all’Anpi,  Associazione nazionale partigiani italiani, i cui iscritti sono degli zombie, teniamola pure in vita, ma smettiamo almeno di finanziarla con denaro pubblico.

Rappresenta soltanto la propria inutilità.

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